Bilancio sociale 2022 CIES Onlus: un mondo a zero discriminazione costruito insieme
Quando nel 1983, 40 anni fa, abbiamo avviato l’esperienza CIES i temi principali che trattavamo erano relativi alle disparità tra Nord e Sud del mondo e al razzismo.
Fra questi c’era il tema dell’apartheid, che aveva nel Sudafrica, prima della liberazione e del ritorno di Mandela alla vita politica dopo anni di incarcerazione, la forma odiosa del razzismo e della separatezza legalizzata ed istituzionalizzata. Era dunque chiaro che si doveva dare ogni sostegno e solidarietà con il Movimento di Liberazione da questo regime.
Anche oggi, nonostante la globalizzazione e la diffusione della comunicazione, rischiamo di scivolare in un clima di pericolosa “disumanizzazione”, che giustifica politiche di discriminazione e di nuove apartheid, contro cui il primo antidoto è pur sempre l’attività educativa. Tollerare che chi cerca nei nostri territori una vita migliore sia rappresentato costantemente come una minaccia delle nostre sicurezze, identitarie, economiche, politiche, culturali, per giustificare politiche che si propongono di arginare l’olocausto nel Mar Mediterraneo, respingendo, deportando e recludendo in Centri che assomigliano a veri propri lager, è impossibile per realtà come il CIES.
Impossibile non mobilitarsi in tutti i modi perché non si ripetano stragi come quelle recenti di Cutro e del Peloponneso. Impossibile non evidenziare che oltre alla disumanizzazione del clima che si sta creando attorno al tema migratorio, ci sia la totale inefficacia di tali sistemi, perché nulla può arginare la motivazione di fuggire per scongiurare il pericolo di perdere la vita o per la guerra o per povertà estrema, anche quando questa scelta include il forte rischio di perderla proprio nel viaggio. Impossibile non adoperarsi per evidenziare il grande “vantaggio” economico, demografico, culturale, persino contributivo, di includere positivamente nuovi cittadini (migranti e rifugiati) nella nostra società, nel nostro Paese. Impossibile non adoperarsi per sconfiggere una visione del “patriottismo” nazionale ed europeo come difesa dei confini e della presunta “purezza etnica” degli autoctoni negando il concetto positivo di pluralità e differenza, come base per una società pacifica e coesa.
Se 40 anni fa nascevamo per far conoscere ed informare tutti sui terribili risultati che lo sviluppo iniquo provocava nel mondo, supportato da forme istituzionali di razzismo, oggi dobbiamo lavorare sui sentimenti generalizzati di un mondo “disumanizzato” in cui gli squilibri costringono ancora le persone a scappare.
Aprire o chiudere la porta, alla fine, dipende anche da ognuno di noi, così come agire insieme, in cooperazione, con altre organizzazioni delle società civile di Paesi europei e di altri continenti che hanno a cuore il destino del genere umano, in progetti che dimostrino che un mondo più giusto, sostenibile e rispettoso dei diritti è possibile, un mondo che rimetta al centro l’essere umano e il suo valore ad ogni latitudine.
Elisabetta Bianca Melandri
Presidente CIES Onlus
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