Passa alla Camera la legge per introdurre le competenze non cognitive in ambito didattico in tutte le scuole.
Le parole della nostra presidente, Elisabetta Melandri:
“Bellissima notizia!!! Interessante sapere come si metteranno in atto questi insegnamenti.
Ad esempio, tutte le discipline artistiche e tante metodi che, facenti capo all’arte e all’educazione sono strumenti efficaci per far emergere e potenziare queste competenze. Il teatro è uno spazio dove tutto si può esternare e rielaborare (il conflitto, il bullismo, l’esclusione per diversità di orientamento di genere, di cultura di religione, la vulnerabilità psicologica o sociale). La musica, il canto, la danza aiutano a trovare o ritrovare capacità di espressione. Inoltre possono concorrere a sviluppare competenze di vita “life skills” tante professionalità come educatori, psicologi, artisti. Per lo sviluppo di queste competenze la scuola può avvalersi di una comunità educante più ampia di quella arruolata nell’ambito scolastico, come quella rappresentata dalle molte realtà sul territorio che in orari extra scolastici impegnano i ragazzi in attività artistiche e di socializzazione. La messa in rete e la sinergia in un grande unico progetto educativo – in cui la scuola apra le porte ad altri soggetti educanti e questi si dispongono ad agire in coordinamento con la scuola (complementarietà fra l’educazione formale e quella non formale) – è lo schema nuovo e necessario per contrastare la povertà educativa e il dilagare del disagio socio psicologico in cui si trovano oggi tanti ragazzi: causa della solitudine accentuata durante i lockdown, per via della chiusura delle scuole, dei cinema dei teatri, dei luoghi di aggregazione e cultura e il dilagare dello spazio virtuale.
Questa legge sulle competenze di vita ci pare un significativo passo avanti nella direzione di dare più valore a strategie educative integrate in cui l’interdisciplinarità e il riconoscimento del grande valore delle competenze emotive, oltre che cognitive, si ricompongono in un nuovo schema unico. Noi del CIES abbiamo imparato operando in continenti come l’Africa e l’America Latina che se l’istruzione non è inserita in una strategia integrata di vera educazione, resta solo il nozionismo e si lasciano indietro tanti ragazzi.
Il nostro Centro Giovani e Scuola d’arte MaTeMù, situato a Roma e gestito in collaborazione con il Primo Municipio, è ormai un’esperienza consolidata di ottimizzazione delle potenzialità educative e della collaborazione fra la scuola e attività di arte educazione extra scolastiche. Ci auguriamo che buone pratiche di questo tipo possano trovare in questa nuova legge le gambe per diventare programmi di ampio raggio in tutte le città, e in particolare nelle periferie più degradate dove è necessario contrastare emarginazione, linguaggi d’odio, culture della violenza e della sopraffazione del più forte sul più debole, bullismo e razzismo”.
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