Forse il problema risiede nell’attesa. Nell’aspettativa. Cioè quella cosa che monta col passare dei mesi, dei giorni, dei minuti, che ti accompagna fino al momento cruciale e che ingigantisce tutto, al punto tale che poi, quando tutto finisce, ti ritrovi la sera a tornare a casa e pensare “Mbè? Tutto qui? E adesso?”
S: “Eppure eri preparato. Succede ogni anno, ormai dovresti averci fatto il callo!
A: “Evidentemente ancora no”
S: “Cioè ti avevano anche messo dei segnali lungo il percorso. Quella diceva:“Un fulmine sarà pure potente, ma dura un attimo”. Era pure una delle tue battute preferite, nello spettacolo, l’avete anche usata come sottotitolo di Marzapane, era anche in locandina.”
A: “Eh lo so, non ci ho fatto caso. Mi sono fatto prendere dagli eventi e ci sono ricascato”
S: “E a me tocca stare qua a sentire le tue paturnie, di nuovo”
A: “Senti non ti obbliga nessuno eh! Non mi pare di venire ad elemosinare il tuo ascolto e non mi sembra che abbiamo alternative!”
S: “A parte l’accettazione..”
A: “Ancora!? Basta ti prego, non si può, ci ho provato e non lo so fare.”
S: “ Non hai provato. Neanche lontanamente. E non ci sarebbe nulla di grave a farlo.”
A: “Come fai anche solo a pensarlo. Non è una cosa che posso fare?!?”
S: “Accettarlo? Ma che ne sai?! Provaci una volta tanto. Anche perché pensi che andrà diversamente le prossime volte? Non cambierà! Lo sai, è cosi da anni! Prova a fare qualcosa di diverso.”
A: “Ma come posso accettare che sia così?!?! Cioè uno lavora un anno, due anni, tutte le settimane, superando ostacoli che sembrano essere inventati apposta per rallentarti: scrittura di un testo da ZERO, attori e attrici che non vengono alle prove, crisi creative, attori e attrici che tornano alle prove ma non sono quelli/e che non venivano prima perché nel frattempo il cast è cambiato, altre crisi creative, SCIOPERO ATAC, due settimane e mezzo di pioggia ininterrotta a MAGGIO, che ci ha fatto pensare di mandare tutto all’aria e mettere in scena la versione teatrale ed itinerante di Blade Runner a Piazza Vittorio, mettere in piedi una scenografia, poi una coreografia, chiamare all’ordine i nuovi attori e le nuove attrici che nel frattempo trovano un lavoro e mettono di venire alle prove e tutto questo cercando di tenere alto lo spirito, in un ambiente positivo, allegro e in cui sia piacevole venire a lavorare, a creare arte, tutto questo per CHE COSA? Un’ora e 15 minuti di spettacolo. E una cena. Dai non posso accettarlo!”
S: “Sei un cretino”
A: “Eh certo. Perché invece a te sembra tutto logico? Pensi che si giusto così? No?”
S: “Penso che se sei così idiota da pensare che sia tutta una questione di tempo, dovresti provare a fare uno spettacolo di 5 ore e mezza. E vedere che succede. Ma ricorda: quando il pubblico comincerà a girare per i camerini cercandoti, per appenderti al sipario e tu avrai bisogno di me, cercami in fondo alla sala, sarò quello coi Pop Corn e un lieve sorriso sul volto”.
A: “Certo che è una questione di tempo! È tutto troppo breve, non fai in tempo ad accorgertene che hai già finito. È come quella volta che abbiamo trovato l’elefante in garage…”
S: “IO NON ENTRERÒ IN QUESTA CONVERSAZIONE ANCHE QUEST’ANNO! Non c’è una via di uscita. Ormai o l’hai capito o non l’ hai capito.”
A: “No non puoi fare così…”
S: “NON POSSO!! NON POSSO!!! Certo che posso! Dopo 8 anni penso proprio di potere!! E penso anche che se non l’hai ancora capito forse il problema e tutto nella tua testaccia bacata, per cui ora te lo rispiego un’ultima volta, poi chiudo le trasmissioni, levo le tende e ti saluto caro mio”
A: “Dai, ora non c’è bisogno di…”
S: “Sta zitto e ascolta. Il punto è che cerchi soddisfazione nei luoghi sbagliati. Certo, a tutti noi piacerebbe fare uno spettacolo che poi inizi a riscuotere talmente tanti successi da essere lanciato in una tournée nei 5 continenti che dia soddisfazione al lavoro fatto etc etc ma…”
A: “Io mi accontenterei anche delle 5 terre..:”
S: “Lo vedi. Lo hai fatto ancora. Cerchi nei luoghi sbagliati. E perdi di vista quello che c’è. E quello che c’è è una sola, semplice parola: “nonostante”.
Nonostante gli ostacoli, nonostante gli scioperi, nonostante tutto, tutti voi quella sera, siete arrivati al Teatro India e avete detto “Salve, noi abbiamo fatto questo e adesso ve lo facciamo vedere”. Nonostante le insicurezze, nonostante le paure, nonostante quel gruppo di ragazzi sia divenuto completo solo qualche mese prima, nonostante ciò voi avete fatto commuovere, avete fatto pensare, avete fatto emozionare, per BEN un’ora e 15 minuti. E se questo non ti basta, prova a guardare quei ragazzi subito dopo. Prova a percepire come si godono fino all’ultimo sorso i frutti di quello che hanno seminato.
E mentre provi a far questo, se continui a chiederti come sia possibile accettare che tutto sia finito e sia durato così poco, che non era come te l’aspettavi e che forse non troverai mai soddisfazione, se continui a chiederti queste cose allora amico mio prova pure a pensare a come farai senza di me.
Perché io vado avanti, verso il prossimo attimo, verso il prossimo fulmine. Adios.”
A: “Senti io non metto in dubbio la sincerità di quello che dici e quanto tu effettivamente…ehi. Ehi? S.? S.?!?! Dai dove sei? Dai non è divertente! Non è per niente divertente! Per niente….”
Lascia un commento