La figura del Mediatore Interculturale si è sempre più professionalizzata in questi anni, assurgendo a un “ruolo primario e punto di riferimento nelle politiche di integrazione e inclusione dei migranti” – ricorda Elisabetta Melandri.
La professione del Mediatore Interculturale ha bisogno di un riconoscimento formale, univoco e nazionale, che la faccia entrare a pieno titolo nel novero delle professioni del sociale.
I mediatori interculturali potrebbero operare in ogni Regione grazie a una certificazione che accrediti le loro competenze, maturate sia tramite percorsi formativi specifici, sia in seguito ad un’ampia e comprovata esperienza sul campo.
Da 40 anni il CIES Onlus ha investito nella formazione e creazione di una rete di 1.400 professionisti in tutta Italia. E ha lavorato intensamente e con successo, come consulente tecnico, al Tavolo Interministeriale con Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e altre Istituzioni nazionali e regionali, per far sì che la qualifica di Mediatore Interculturale venisse finalmente normata.
Cosa manca dunque? È necessario un ultimo passo: che questa normativa venga recepita all’unanimità da tutte le Regioni, ovvero accolta pienamente dalla Conferenza Stato-Regioni, dove purtroppo è attualmente bloccata.
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