18/04/2020
Ieri è stato uno di quei giorni in cui ho ringraziato di essere stata adolescente duranti gli anni di piombo italiani e una certa prudenza della giovane età mi ha protetto dal fare delle scelte di cui mi sarei pentita.
Si, perché quando c’era da uscire in manifestazione per difendere ogni tipo di sopruso, o per lo meno quello che io percepivo essere ogni tipo di sopruso, ero sempre in prima fila, sapendo che il giorno successivo avrei continuato ad essere in prima fila ma questa volta interrogata dagli insegnanti di turno. Non riuscivo a resistere all’istinto del provocare una permanente sfida perversa che la fierezza della prima gioventù mi ha permesso di non aver mai perso… In cinque anni di liceo credo di non avere mai fatto 6 giorni di fila in aula…
Con gli anni questo irresistibile impulso di prendere le difese di quelli che chiamavano i senza voce ha potuto trasformarsi felicemente in una professione che continuo ad esercitare tutt’oggi con quel sentimento di pienezza e di militanza sociale che riprende vigore (eh si… dai.. prendiamoci anche un poco di riposo-… non si può vivere nella permanente militanza, no?) quando sento di rimbalzare contro le pareti di gomma della degenerazione amministrativa.
Muri di gomma ieri, l’altro ieri, oggi e sicuramente pareti di gomma anche domani, visti i precedenti: un fare ed un essere comune non solo qui ma anche in tanti altri paesi a noi molto vicini e in cui abbiamo sperimentato questo sentimento di impotenza che fa male nel profondo dell’anima.
Le leggi, le norme, i regolamenti quanto più si possa aggiungere nella lunga sfilza della degenerazione amministrativa costituiscono quel edificio legislativo di vetro oscuro incapace di sgretolarsi di fronte ad un respiro malefico che riesce invece a mettere in ginocchio l’intera umanità affermandosi con una arroganza legalista come se fosse superiore e padrone dell’umanità stessa e non al suo servizio.
Resterà nel ricordo di noi operatori e dei beneficiari dei nostri progetti l’insensibilità giuridica e umana del non essere stati audaci nel cercare le soluzioni che permettano di colmare il gap tra bisogni e rigidità delle norme ed essere solo dei noiosi e troppo prudenti applicatori di cavilli giuridici fine a se stessi, quasi si trattasse di una obbedienza dovuta di triste memoria.
In vista di poterci muovere, oggi sono andata in banca per poter disporre di liquidità per acquistare i kit d’igiene necessari agli spostamenti. Era da più tre settimane che non realizzavo la settimanale routine della banca perché noi associazioni possiamo effettuare pagamenti tramite assegni o trasferimenti bancari, ma possiamo ritirare solo somme molto esigue allo sportello e non abbiamo diritto all’uso del bancomat: mi resta ancora uno dei tanti misteri da risolvere del perché la società civile è obbligata all’analfabetismo bancario e al rischio dell’uso dei contanti in nome di una supposta trasparenza dell’uso dei fondi.
Sapendo che il denaro che passa di mano in mano è una delle fonti di contagio più diffusa, sono andata in banca ben preparata alla luce di quanto mi era successo il giorno prima. Quando sola, in tutta la succursale, alle 8.15 di mattina, con la mascherina fino al naso ho chiesto al cassiere di mettere il denaro nelle buste che gli ho sporto e lui obbedendomi rapidamente mi ha allungato i due pacchetti senza neppure guardarmi in faccia vista la distanza esistente tra me e la cassa, mi sembrava di essere parte di una scena di “La casa di carta”.
Ho preso le buste, salutato con un timido “Aishek” e sono uscita velocemente per non incrociarmi con nessuno: appena fuori ho tirato un sospiro pensando ce l’ho fatta anche con la banca!
Il giorno precedente infatti ero andata alla posta per ritirare un pacco di documenti inviato da Ridha che si trovava in isolamento fuori sede quando hanno dichiarato il coprifuoco e non è più potuto rientrare da più di tre settimane.
La situazione era stata alquanto imbarazzante: il numero per fare la coda era scritto a penna su un pezzetto di carta che passava di mano in mano chissà da quanti giorni. L’ho lavato con l’alcol in gel, ho sbiadito il 91 e l’ho consegnato con il pollice ben sopra il numero senza che si potesse notare troppo la mia azione pensando che per andare in banca all’indomani avrei chiesto ausilio al “Professore” per prepararmi alla meglio. E così è stato quando sono andata in banca oggi: 1 a 0 per me!
Lunedì montiamo in macchina ancora una volta e adesso che Asterix è diventata la nostra fonte di ispirazione, anche Kais ha il suo lascia passare 38 per rendere più efficace la nostra nuova organizzazione di delivery di umanità. Maher e Abdelaziz non sono riusciti a convincere la polizia: indubbiamente la discrezionalità dell’autorità è la negazione dello stato di diritto.
Ancora una volta ci ha aiutato la generosità delle famiglie tunisine a cui si è aggiunta una bella capacità di risposta del nostro partner UTSS e un lavoro molto minuzioso dell’equipe che ha permesso la quadratura del cerchio, rappresentando inoltre un esercizio di partecipazione e negoziazione degno di un paese il cui spirito di costruzione democratica è impregnato nelle radici della sua società civile.
40 casse di alimenti, 17 buste per aiutare a pagare l’affitto del negozio che tra pochi giorni scade (cioè l’affitto di aprile chiedendo nuovamente al proprietario di pagare il prossimo mese con ritardo) o l’acquisto di materie prime per garantire che le microimprese non implodano in vista di una timida riapertura che presto verrà annunciata. Inoltre il nostro partner ha disposto anche 15 microcrediti senza interessi con un periodo di grazia di 6 mesi.
Le quaglie da uova di Aida stanno già sbattendo le ali pensando in un pasto più abbondante e Samiha e Kawtar stanno sistemando tinture e smalti, mentre Neila si prepara per la produzione del “primo sale con origano”, Adel rispolvera il banco del neo inaugurato caffè e Dorsaf ha cominciato la ricerca della farina e della semola introvabili da più di 20 giorni. A Beja, a 100 chilometri da Tunisi, ne sono state sequestrate ieri 10 tonnellate in un deposito clandestino.
Mentre vi scrivo questo mi emoziono e mi scendono due lacrime dagli occhi… non posso farci niente … sembra che gli anni siano passati invano…. non riesco proprio ancora ad imparare ad occultarlo.
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