01/05/2020
Lunedì prossimo anche in Tunisia comincerà la prima fase del de-confinamento che durerà fino al 24 maggio, coincidendo con la data di conclusione del Ramadan: potranno aprire alcuni negozi (non ancora tutti), alcuni artigiani, gli uffici pubblici in modalità ridotta e dopo più di un mese di sollecito anche alcuni di noi hanno avuto l’autorizzazione ufficiale a circolare liberamente, me compresa.
Stiamo cominciando ad organizzare anche le nostre presenze in ufficio, nonostante in questo periodo le attività non si siano mai interrotte ma riadattate velocemente al contesto: la distribuzione degli aiuti e delle derrate alimentari si sono concluse oggi, 1 maggio, così come oggi è stata fatta una formazione on line ai microimpresari per prepararsi alle riaperture ed io ho partecipato ad un programma su Radio RTCI (la radio tunisina che trasmette in 4 lingue) in occasione della giornata dedicata all’impatto del COVID sui migranti in Tunisia.
È stata l’occasione per informare che nella nostra app I-MIGR, dedicata ai servizi per i migranti, tra qualche giorno ci sarà anche una nuova finestra con i servizi COVID che nel frattempo pubblicavamo periodicamente sulla nostra pagina Facebook.
Anche le campagne di sensibilizzazione sull’inclusione dei migranti stanno cambiano modalità: i 20 animatori formati stanno dando il meglio di sé facendo appello alla creatività per trasformare e adattare le attività di teatro previste con nuove iniziative culturali a distanza tra sfilate di moda africana, musica e dibattiti on line tra le prime idee emerse.
Oggi al mercato si respirava un’aria di una certa leggerezza con profumo di quotidianità e anche al supermercato non c’era coda: il coprifuoco da quando è cominciato il ramadan comincia alle 20, permettendo che si riesca a fare la spesa con due ore di tempo in più.
Si, oggi primo maggio, noi al lavoro, il mercato aperto, alcuni artigiani in attività perché la festa del lavoro oggi si sta celebrando con la voglia di ritrovare il lavoro, di non dover chiudere ma di tirare la cinghia ed andare avanti: si stima che in questo mese e mezzo di confinamento qui si siano persi 150.000 posti di lavoro di cui almeno 65.000 nelle microimprese, quelle che stanno pagando il prezzo più alto.
E con il desiderio di rivedersi e questa volta non attraverso uno schermo, penso a quello che mi mancherà in questa nuova dimensione del distanziamento sociale arrivando alla conclusione che sarà il baciare le persone quando ci incontreremo, questa abitudine oramai radicata in me da tanto tempo e con cui mi sento molto a mio agio.
Quando ero atterrata in America Latina, con piacere avevo acquisito questa bella consuetudine di baciare quando ci si incontrava, anche per la prima volta: colleghi, potenziali nuovi amici, ma anche funzionari e ministri, così come portinai o preti… perché baciare chi si conosce è facile ma l’intimità di un bacio sulla guancia di chi non si conosce rompe in un istante barriere posticce di diffidenza e permette di costruire un rapporto riducendo le distanze con un salto olimpionico tra la rappresentazione sociale dell’altro e la persona che abbiamo di fronte in tutta la sua umanità.
A me che venivo dal nord Italia dove la stretta di mano – tra rispetto, una certa circospezione e anche un po’ di sottomissione verso l’altro – rappresentava l’avvio di una relazione che sarebbe costato molto tempo per diventare qualcosa di piú intimo, quel baciare aveva aperto le porte al sentire e al lasciarsi trasportare nei sentimenti del vivere il momento presente.
Tutte le volte che rientravo in Italia dovevo riprogrammare il bacio e ritornare alla stretta di mano e quando di bacio tra amici si trattava spesso si provocavano situazioni a volte imbarazzanti perché il senso del dare il bacio era all’inverso di quello a cui ero abituata – da sinistra verso destra – producendo involontariamente quasi degli sfioramenti sulle labbra non cercati ma che alla fine solo provocavano un salto verso l’altro da palestra di quartiere.
Quando una decina di anni fa ho cambiato continente ho ritrovato con enorme piacere il bacio como mezzo di avvicinamento umano: questa volta era solo tra donne, conosciute e sconosciute, che aveva l’aroma della complicità femminile e una intensità nuova e profumata. Una volta scambiato il bacio sulle due guance, ci si soffermava su una sola anche 2,3,4 o perfino 5 volte, con una velocità nel baciare sempre più intensa come volendo rafforzare la complicità tra donne e sconfiggere fin dal nascere una possibile concorrenza dal sapore troppo maschile.
Arrivando qui in Tunisia il bacio ha rafforzato il suo vigore e non solo con le donne ma questa volta anche con gli uomini, o forse questo succede particolarmente con me che sono straniera e che sempre sono un poco “un pianeta a parte” e non nascondo che questa sensazione di cittadinanza umana è più piacevole che disorientante.
Alla mattina quando si arrivava in ufficio oltre al saluto molte volte ci scappava il bacio di buongiorno così come durante le visite ai beneficiari dei nostri progetti, soprattutto quando si trattava di donne e parlare di tutto quello di cui dovevamo discutere era più facile, compreso di debiti e difficoltà.
Ecco, quando potremo rivederci con mascherine e forse guanti e il frapporsi della distanza sociale del metro e mezzo, così poco familiare a molte culture dei sud del mondo, questa intimità e complicità avviata con il bacio mi mancherà molto e dovremo fare uno sforzo per fare si che il sentimento che suscitava in noi la vicinanza fisica possa affiorare attraverso altre formule… la capacità di adattamento degli esseri viventi non ha limiti se è chiaro il fine per il quale adattarsi.
Ci riusciremo anche questa volta perché la finalità ce l’abbiamo nel cuore, quel cuore sul quale nei paesi arabi si appoggia la mano destra per salutare a distanza chi si incrocia inchinando leggermente la testa in segno di rispetto: un gesto che mi commuove e che ho la fortuna di aver potuto conoscere e adottare.
Lascia un commento