“Io posso solo indicarti la porta, sei TU che devi attraversarla”
Morpheus – The Matrix 1999
“Io posso solo indicarti la porta, sei TU che devi attraversarla”
Morpheus – The Matrix 1999
A me piacciono i film. In generale mi ritengo un discreto appassionato di cinema. A volte capita che nei film appaiano frasi che in testa mi risuonano e che in qualche modo parlano di me, del mio lavoro, frasi che quando le senti, pensi “Ecco, è proprio così!”, o che magari accogli con un bel sospirone come a dire “Eh già, so bene di cosa parli”.
La frase che Morpheus dice a Neo, prima dell’incontro con l’Oracolo in “The Matrix”, (film dei fratelli Wachowski, neanche troppo visionario a pensarci ora) è una di quelle frasi. O meglio lo era. Lo è stata, fino a che non ho incontrato Damon (nome di fantasia).
Damon è stato il primo frequentatore dello Spazio Studio di MaTeMù, da quando lo abbiamo aperto, nel 2015. Veniva tutti i giorni, ogni martedì, mercoledì e giovedì, alle 14.00, puntuale come il diretto Zurigo-Berna. E tutti i giorni non entrava. Si sedeva fuori, sul gradino di un portone del palazzo di fronte e aspettava. A volte arrivavi e lo trovavi già li, in anticipo, seduto ad aspettare davanti alla porta di MaTeMù e allora lo salutavi e gli chiedevi se era venuto per lo Spazio Studio, se aveva da studiare. Lui diceva di si, poi attraversava la strada e si sedeva sul “suo” gradino davanti al portone, dall’altra parte della strada.
Le prime volte ho applicato il “metodo Morpheus”, magari mi affacciavo, lo chiamavo e gli dicevo che era aperto, che se voleva poteva entrare, insomma gli “indicavo la porta” consapevole e convinto che doveva essere LUI ad attraversarla.
E lui alla fine entrava, con grande fatica, trascinandosi per i gradini fino al tavolo dello Spazio Studio, dove tirava fuori il diario dallo zaino e cominciava a studiare, provando a districarsi tra le equazioni, l’analisi del testo, il present perfect, i fiumi e i monti della Cina e del Giappone o i trattati di pace di Parigi nel ’47. Ogni tanto mi avvicinavo, gli chiedevo se gli servisse una mano, a volte diceva di si, magari non aveva capito una frase particolare o non gli “veniva” il risultato di un problema, ma spesso diceva che andava bene così, che non c’era problema.
Eppure c’era qualcosa che non mi tornava, qualcosa che stonava. Certo, quando entrava noi c’eravamo e il senso di essere uno Spazio dove poter studiare, ma anche dove trovare un aiuto, un supporto di fronte a delle difficoltà era rispettato, ma proprio non mi andava giù il fatto che dovesse starsene li da solo, su quel gradino ad aspettare che qualcuno lo chiamasse una, due, tre volte prima di entrare.
La cosa bella di MaTeMù (e quindi anche dello Spazio Studio), è che tra le mille storie che lo attraversano, tra le tante attività, i laboratori, i corsi di musica, danza o teatro o le infinite partite a ping pong che ogni giorno lo riempiono e lo colorano, sono spesso le sfumature che fanno la differenza, sono spesso le piccole cose che nascondono i cambiamenti più grandi.
E in questo caso la sfumatura è un dato di fatto.
“Io posso solo indicarti la porta, sei TU che devi attraversarla”.
Ma a Damon non serviva qualcuno che gli indicasse la porta. Lui sapeva bene quella porta dove stava. Ci si sedeva davanti tutti i martedì, mercoledì e giovedì, alle 14.00. Puntuale.
Quello che a Damon serviva, forse, era qualcuno che quella porta l’attraversasse con lui, perchè a volte, quello che c’è dietro fa un po’ troppa paura per affrontarlo da solo. E se tu servi solo ad indicare una porta, bè forse non sei tanto utile.
Così un giorno arrivo a MaTeMù per aprire lo Spazio Studio, saluto Damon che aspetta paziente davanti alla porta, entro, accendo le luci, alzo le serrande e poi mi affaccio fuori. Come al solito Damon si è spostato sul suo gradino. E allora mi avvicino, mi siedo accanto a lui.
Ce ne stiamo li, cinque minuti in silenzio ad aspettare, insieme. Dopo un po’ lui mi guarda e dice “Vabbè, andiamo?”. Così ci alziamo e c’incamminiamo verso l’ingresso.
Mentre entriamo gli chiedo “Lo hai mai visto il film Matrix?”. Lui risponde “No. É bello?”
“Si è bello. Forse un po’ fuorviante.”
Lui mi guarda, ci pensa un po’. Poi mi chiede “Che cacchio vuol dire?”
Lo Spazio studio e Supporto Scolastico è aperto e attivo il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle 14:00 alle 16:00 circa. In questa fascia oraria tutto il primo piano di MaTeMù è dedicato esclusivamente allo studio. Ragazzi e ragazze hanno la possibilità di lavorare in autonomia o, in caso di bisogno, ricevere il supporto degli operatori in turno, in un clima di accoglienza e di quiete, adatto all’attività di studio, di ricerca e di approfondimento.
Da Settembre 2015 a oggi circa 60 ragazzi/e ne hanno attraversato la porta.
Adriano Rossi, educatore a MaTeMù
CONTRIBUTI NERD ALLA PEDAGOGIA (da usare con cautela):
– “Uno stregone non è mai in ritardo nè in anticipo, arriva esattamente quando intende farlo” – Gandalf, “La compagnia dell’anello” – 2001
– “Siamo quasi alla meta, generalmente è questo il momento in cui la terra frana sotto i piedi” – Indiana Jones, “I predatori dell’arca perduta” – 1981
– “Ci serve una barca più grossa” – Martin Brody, “Lo squalo” – 1975
– “Le domande non sono MAI indiscrete, le risposte a volte lo sono”
– Colonnello Douglas, “Per qualche dollaro in Più” – 1965
– “Io sono Batman” – Batman, “Batman Begins” – 2005
– “Devo andare a salvare Bubba” – Forrest Gump, “Forrest Gump” – 1994
– “Può darsi che nella rara occasione in cui per seguire la giusta rotta occorra un atto di pirateria, la pirateria stessa possa essere la giusta rotta” – Governatore Swan, “La maledizione della prima luna” – 2003
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